Mercoledì Santo
Nel pomeriggio le confraternite dell’Immacolata e del Rosario sono impegnate in due distinte attività.
La prima organizza gli incanti per la processione serale del Cristo alla Colonna.
Il simulacro del Cristo, gli stendardi e i pennoni della confraternita vengono messi all’asta e contesi da coloro che vogliono acquistare il privilegio del loro trasporto processionale.
Le offerte non sono molto alte e solo intorno al simulacro del Cristo nasce una vera e propria competizione.
Frattanto presso la Chiesa del Rosario, con partenza intorno alle 16, ha inizio la Via Crucis.
Il padre predicatore accompagnato dal sacerdote e da alcuni confrati del Rosario, uno dei quali reca una croce lignea detta ‘degli spogliati‘, oltre che da un gruppetto di fedeli, attraversa l’abitato fermandosi presso le quattordici diverse stazioni.
Presso ciascuna il predicatore pronuncia brevi sermoni che illustrano il significato simbolico dei vari momenti della passione di Cristo.[…]
Alle ore 19:30 le campane dell’ Immacolata rintoccano annunziando l’approssimarsi della ‘ predica della flagellazione’.
Il simulacro del Cristo è stato già dal primo pomeriggio esposto ai piedi dell’altare maggiore all’adorazione dei fedeli.
Alla spicciolata cominciano a sopraggiungere i confrati che si recano in sacrestia ove sono stati preparati gli abiti che essi indossano aiutandosi l’un l’altro.
Alle 19:45 un coro di giovani, accompagnato da un organo elettrico posto alla destra dell’altare, intona musiche sacre.
Arrivano frattanto in corteo i confrati del Rosario e si vanno a disporre ordinatamente all’interno della chiesa.
Alle 19:50 il padre predicatore dinanzi ai numerosi fedeli riuniti e alle due confraternite dà inizio alla predica.
Le parole dell’oratore sono volte a convincere i fedeli delle colpe commesse e del loro scarso rispetto dei precetti cristiani e a invitarli dunque al pentimento.
Sono le 20:25. Ha inizio la cerimonia del bacio. Come segno manifesto del loro ravvedimento i presenti dopo aver percorso la navata maggiore, si accostano a coppie al simulacro del Cristo baciandone i piedi.
I devoti partono dal fondo della chiesa dopo aver fatto un inchino, giunti a metà del loro percorso si inchinano nuovamente, infine si inchinano innanzi al Cristo.
La cerimonia si svolge secondo un preciso ordine: le coppie sono formate da appartenenti allo stesso sesso e classe d’età.
I confratelli si accostano anch’essi in coppie di appartenenti alla stessa confraternita tranne i due priori che ne formano una speciale.
Sono loro ad avviarsi per primi dopo il clero, seguono le autorità municipali, i confrati dell’Immacolata e poi quelli del Rosario, infine i fedeli.
La cerimonia volge al termine. Prosegue frattanto l’incanto (ncantu) del Cristo alla Colonna.
Un banditore posto all’ingresso del tempio annunzia il succedersi delle offerte. […]
Osserva un fedele presente all’incanto: “E’ un incanto, è un voto che si fa, se lo vuole portare lo porta, lui fa un voto di un’offerta, di solito è perché hanno fatto il voto, arrivano fino alle loro possibilità. E’ difficile meno di due milioni, due milioni e mezzo.”
Gli ultimi fedeli hanno baciato il Cristo e la processione può avere inizio. Sono le ore 21.
Un lungo corteo salmodiante, formato dalle due confraternite, dal clero, da una moltitudine di fedeli di ambo i sessi tra cui molti giovani, attraversa le principali vie del paese in direzione della Chiesa Madre.
Chi si trova in testa al corteo a tratti grida “Viva Maria!” a segnalare che si deve far sosta e “Processione!” per segnalare che è il momento di riprendere a camminare.
Giunto in Piazza Mese il corteo prende a dipanarsi secondo un percorso sinusoidale, quasi prova generale della cerimonia del sabato successivo, il Caracolo.
Il corteo attraverso avanti e indietro il lato breve percorre tuta la piazza per entrare infine nella Matrice.
Al suo interno compie una gira sostando in adorazione dinnanzi all’altare maggiore.
La processione si riordina dunque davanti alla chiesa e ripercorre a ritroso il suo cammino avviandosi verso la chiesa del Rosario.
Qui giunti i confrati entrano nell’edificio e compiono una nuova gira. La processione riprende poi in direzione della chiesa dell’Immacolata dove finalmente ha termine.[…]
Esiste una leggenda sull’arrivo a Caulonia del simulacro del Cristo alla Colonna: “Una nave che veniva da Gerusalemme si è arenata qui sotto alla spiaggia e non poteva più ripartire. Dentro c’era il Cristo che voleva restare qua. E’ venuto da Gerusalemme. L’artista quando l’ha fatto, è tutto legno pregiato, olivo mi pare, gli ha detto [il Cristo all’artista] : non m’hai visto e mi hai fatto tanto pietoso ma se tu m’avessi visto! Ed è morto all’istante dopo queste parole dette da Lui ” (Natalina Macrì, anni 70 circa, devota dell’Immacolata).
“Dicono che è arrivato che lo portavano per mare. Una barca si è fermata a Caulonia Marina e non è andata più avanti. E poi l’hanno riscattata quanto pesava.” (Franco Cannizzaro).
La notte del mercoledì santo ha luogo l’ultimo canto dei Paternostri.
Al termine della processione del Cristo alla Colonna un gruppetto di soli uomini (componenti della confraternita dell’Immacolata in abiti civili) si muove preceduto da un suonatore di campanella che ne annunzia l’approssimarsi.
In luoghi tradizionalmente deputati, prevalentemente crocevia e spiazzi tra le case, essi sostano a cantare u comunicatu, un canto che ha per tema la caducità della natura umana.
Al canto di ogni strofa e di tre rintocchi di campanella, segue la recita collettiva del Padrenostro e dell’Ave Maria.
Fino a un recente passato l’esecuzione dei Paternostri era avvertita come un momento di lutto profondo e di rischio. Nessun contatto doveva intercorrere tra gli esecutori del comuncatu e il resto della comunità, tanto che porte e finestre venivano chiuse al passaggio dei primi.[…]
Sui comunicati scrive Prota accennando alla loro origine: “I congregati che il popolo chiama i comunicati e che sono una reminiscenza dei Congregati di Castelvetere, fan ricordare subito il medio evo che ce li ha tramandati. In tutti i venerdì di quaresima, a notte avanzata, il popolo di soli maschi si aduna in chiesa per ascoltare la predica contro i peccati e il mal costume. A un certo punto, quando l’oratore ha ben infervorato l’uditorio, si spengono i lumi, e nel buio si canta il miserere; e il popolo si flagella con discipline di ferro, di funi, di agave […]. Fatta la penitenza una brigata dei più canori va in giro pel paese, fermandosi pe’ trivii e pe’ chiassuoli, scotendo un campanello: e poi con cantilena rauca ed orrorosa annuncia: ‘O fratelli, o sorelle pensate che tutti abbiamo a morire! – Oggi in figura, domani in sepoltura!‘ E scosso il campanello prosegue: ‘ un paternoster e un’avemaria per l’anima di chi si trova in peccato mortale…per le anime scordate del purgatorio…per la pace tra’ principi cristiani..‘ e simili raccomandazioni. (Prota 2000 [1913])
Tratto dal libro “La memoria lunga: simboli e riti della religiosità tradizionale” di Ignazio Buttitta