La mattina del Venerdì (secondo alcuni del Mercoledì), fino a pochi anni fa si svolgeva presso la Chiesa dell’Assunta la funzione delle tenebre.
La cerimonia era eseguita secondo particolari modalità […]
Le porte e le finestre della chiesa venivano serrate al fine di ottenere all’interno del tempio la completa oscurità.
I membri delle confraternite e il clero, unici attori della cerimonia essendo i fedeli quasi completamente assenti, davano inizio al canto e alla dei salmi cui si accompagnava lo spegnimento progressivo dei ceri, da quindici a venti, che illuminavano la chiesa.
Quando l’ultimo cero veniva spento aveva luogo u tirrimotu che segnava il termine della cerimonia: mani e piedi venivano sbattuti per alcuni minuti contro le porte, i banchi e gli arredi lignei della chiesa al fine di produrre un gran fracasso, a rievocare il terremoto seguito allo spirare del Cristo.[…]
Il Venerdì, intorno alle ore 8, le confraternite si recano in visita ai Sepolcri indipendentemente l’una dall’altra, secondo percorsi e tempi diversi volti a impedire per quanto possibile il reciproco incontro.
I confrati muovono dalle rispettive chiese indossando il tradizionale abito, privo però della mantellina colorata (tranne colui che reca la ‘croce degli spogliati’) e recando sul capo una corona ottenuta intrecciando fili di asparago selvatico.
Chiesa dopo chiesa i confrati entrano, percorrono lentamente la navata destra, passano innanzi all’altare e, attraverso la navata sinistra, escono fuori dal tempio dove restano in attesa del priore e degli altri notabili della confraternita, che sostano qualche minuto in preghiera dinanzi ai sepolcri.
In passato i confrati dell’Immacolata erano accompagnati nel loro percorso dal proprio simulacro mariano ammantato a lutto.
Nel pomeriggio (ore 16) presso la Chiesa dell’Immacolata si svolge una funzione detta ‘le tre ore d’agonia’ , nel corso della quale ha luogo la meditazione guidata dal Predicatore sulle Sette parole del Crocefisso.
Questa cerimonia, un tempo assai praticata, è oggi in decadenza.
La sera del Venerdì, a partire dalle 18, alcuni ragazzi percorrono le strade agitando le raganelle.
Alle 19, prende inizio presso la Matrice una complessa cerimonia, la predica di Passione.
Al termine della messa viene invitato a parlare il Padre predicatore. Questi denunzia lungamente i peccati della comunità e invita i fedeli al ravvedimento.
Nel contempo un sacerdote insieme ad alcuni devoti si sposta presso la Chiesa del Rosario dove sono stati esposti all’adorazione il simulacro dell’Addolorata e la bara del Cristo morto.
Ad essi i fedeli si accostano per cercare un contatto più intimo baciandone i piedi e sfiorandone le vesti.
Prelevati i simulacri, si organizza un corteo guidato dai confrati del Rosario, con insegne, aste e pennoni che si arresta dinanzi alle porte chiuse della Matrice.
Il sacerdote quindi ritorna presso l’altare della Matrice.
Il Padre predicatore, giunto al termine del sermone, invita la Madonna a entrare per affidarle il Cristo morto.
Ecco che le porte della chiesa si spalancano, lasciando libero l’ingresso al simulacro che avanza rapido e al corteo dei confrati che percorrono la navata laterale destra fermandosi innanzi all’altare.
Qui al canto dello Stabat Mater, il predicatore pone nelle braccia di Maria una piccola statua del Cristo morto. Questo atto viene detto ‘a chiamata’ […]
Percorse nuovamente le navate, la processione esce sulla piazza dove è in attesa il fercolo (ndr: portantina) del Cristo morto. Sono le 21:30.
Ha allora inizio una partecipata processione per le vie dell’abitato, illuminata da ceri e al suono di marce funebri eseguite dalla banda musicale.
Dopo aver percorso lungamente le strade d’obbligo (via Regina Margherita, piazza Seggio, via Vincenzo Niutta) il corteo fa rientro presso la Chiesa del Rosario dove i simulacri del Cristo morto e della Madonna restano esposti all’adorazione dei fedeli.
Tratto dal libro “La memoria lunga: simboli e riti della religiosità tradizionale” di Ignazio Buttitta